Come superare la paura di attraversare la strada

Una delle cose che più spesso mi trovo ad affrontare con i miei pazienti che soffrono di attacchi di panico è la paura di sentirsi male mentre attraversano la strada. Ho quindi deciso di scrivere questo articolo per darti delle indicazioni su come affrontare questa specifica paura.

incrocio con strisce pedonali

Innanzitutto come in ogni disturbo basato sulla paura bisogna individuare i meccanismi che invece di aiutarti ti stanno danneggiando.

Sia chiaro: non sto dicendo che lo stai facendo apposta, ma molto probabilmente stai mettendo in pratica qualcuno di questi comportamenti con l’idea che ti faranno stare meglio, invece puntualmente ti fanno stare peggio.

Ma com’è possibile ridursi ad avere paura anche solo ad attraversare la strada?

Il primo aspetto da tenere presente e che chi soffre di attacchi di panico ha paura di poter perdere il controllo o di svenire, chiaramente svenire mentre si attraversa la strada è qualcosa di estremamente pericoloso, non che questo sia effettivamente mai accaduto, ma la paura che ci possa accadere ci porta a mettere in pratica una serie di comportamenti disfunzionali.

Il primo comportamento disfunzionale che metti in pratica nel tentativo di risolvere la paura di attraversare la strada è quello di parlare del problema, ne parli con degli amici, con dei parenti, perché in qualche modo devi giustificare una serie di comportamenti insoliti che stai manifestando. Parlarne però decisamente non aiuta, anzi, nel caso di disturbi fobici non fa altro che alimentare il problema. Proprio per questo il mio primo suggerimento è quello di smettere di parlare continuamente del problema.

Il secondo comportamento che metti in atto pensando che ti aiuterà è quello di chiedere aiuto a delle persone per attraversare, queste persone possono essere persone conosciute, o semplici passanti. In entrambi i casi ciò che accade e che ti senti incapace di svolgere una semplice attività come può essere attraversare la strada. Questa sensazione ripetuta giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, andrà a costituire una vera e propria incapacità appresa, rendendoti di fatto non più in grado di svolgere quell’azione, ma non finisce qui, piano piano altre paure si andranno ad accumulare a partire da quest’ultima. In queste circostanze quindi il mio suggerimento non è tanto quello di non chiedere più aiuto, d’altronde se fossi in grado di farlo, non avresti bisogno che qualcuno te lo dicesse. Piuttosto ti chiederei di ricordarti che ogni volta che chiedi aiuto stai aumentando la tua percezione di incapacità.

Infine il terzo comportamento che metti in atto pensando che ti aiuti a risolvere il problema, ma che in realtà lo fa peggiorare, è evitare la situazione che ti spaventa, nel caso specifico probabilmente organizzerai dei percorsi particolari per evitare di dover attraversare la strada, magari sceglierai di fare la spesa in alcuni negozi anziché in altri, semplicemente perché sono raggiungibili senza dover attraversare la strada. Ma che cosa succede se giorno dopo giorno eviti un determinato comportamento? Solitamente succede che quel comportamento ti sembrerà ancora più pericoloso, di fatto ogni volta che eviti qualcosa la rendi più spaventosa. Anche in questa circostanza è chiaro che non ti si può chiedere di affrontare le strade e il traffico come se nulla fosse, ma ricorda che ogni volta che eviti di attraversare la strada, il giorno dopo questa cosa ti spaventerà ancora di più.

In ultimo c’è la tecnica della peggiore fantasia: questa tecnica sviluppata negli anni 80 dal professor Giorgio Nardone consiste nel chiedere alla persona di ritirarsi ogni giorno in una stanza nella quale nessuno possa disturbarla, di puntare una sveglia mezz’ora più tardi, e in quella mezz’ora evocare tutte le sue peggiori fantasie riguardo quello che potrebbe capitarle. In questa mezz’ora è tutto concesso se ci viene da piangere piangiamo, se ci viene da urlare urliamo, se ci viene da battere i piedi per terra battiamo i piedi per terra. Ma quando suona la sveglia stop, è tutto finito, ci si sciacqua il viso e si riprende la propria giornata. L’effetto di questa tecnica della maggior parte dei casi sorprende i pazienti. Quando tornano nella seduta successiva sono convinti di aver sbagliato qualcosa, poiché, anziché spaventarsi, gli capitava di rilassarsi, talvolta fino pure ad addormentarsi. Questo è il sorprendente effetto paradossale della tecnica della peggiore fantasia. La tecnica va ovviamente portata nella vita reale grazie ad un rigoroso addestramento quotidiano fatto da cinque step da cinque minuti ad orari predefiniti, in questo modo la persona impara ad utilizzare la tecnica specifica all’interno delle sue giornate. Sarà quindi possibile a questo punto utilizzare il meccanismo dei cinque minuti di peggiore fantasia sia nel momento in cui la paura si presenta improvvisa, sia, invece, anticipandola, quando sappiamo di dover affrontare qualcosa che ci spaventa.

Questi sono i miei suggerimenti per affrontare la paura di attraversare la strada se ti sono stato utile scrivimi le tue impressioni nei commenti. Grazie e alla prossima.

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Coronavirus: cosa ci insegna sulla paura

L’epidemia di coronavirus che ha segnato l’inizio del 2020 ci insegna molte cose interessanti su come funzionano il panico e la paura

Accendi la TV e si parla di contagi, numero di morti, zone rosse, i numeri crescono ogni giorno di più.

Per distrarti prendi in mano lo smartphone e apri Facebook: post ancora più allarmistici.

Decidi di uscire di casa, in giro ci sono persone con le mascherine e si scansano se gli passi troppo vicino.

Allora decidi di lasciar correre la mente con un bel film, arrivi al cinema con un amico e ti dicono che non puoi sederti accanto a lui, ma devi lasciare una poltrona libera tra di voi.

Dopo aver guardato il film in una sala praticamente vuota e senza poterti sedere accanto al tuo amico ti viene fame, passi al supermercato per fare un po’ di spesa: gli scaffali sono completamente vuoti, gente con i carrelli strapieni che si prepara alla fine del mondo!

Vorrà dire che andrai a cena fuori… arrivi al ristorante e tutti improvvisamente indossano guanti in lattice e sono comparsi dispenser di Amuchina ovunque, ti invitano a disinfettarti le mani prima di sederti. Ti disinfetti le mani, ti siedi e vedi quanto siano impacciati i camerieri che non sono abituati a servire con i guanti, poverini, ci sarà una ragione molto importante se sono disposti a soffrire in questo modo.

Dopo cena torni a casa, appena rientrato ti ricordi dei video con le istruzioni su come lavarsi le mani, ma perché devono dirci come lavarci le mani? Dicono che non c’è da preoccuparsi, ma nel dubbio, 30 secondi di lavaggio non faranno di certo male…

Così senza nemmeno accorgertene sei entrato nel tunnel della fobia collettiva che sta dilagando, molto più veloce del COVID-19 in tutta Italia e in tutto il mondo.

Senza entrare nel merito della questione sanitaria, che non è di mia competenza, voglio spiegarti come quello che mass media e governi stanno facendo è esattamente quello che serve per creare una fobia.

Come creare una fobia

1: Parla continuamente della cosa che vuoi rendere spaventosa

Si crede che parlare delle paure le “esorcizzi” in qualche modo, in realtà parlare continuamente di una cosa alimenta la paura. Il fatto che a parlarne siano tutti i mass media e praticamente la totalità delle persone che ti circondano, aumenta a dismisura la percezione della pericolosità del virus. Poco importa se effettivamente sia o meno pericoloso, è la quantità di attenzione che viene data ad un fenomeno che fa sì che lo percepiamo più o meno pericoloso.

2: Prendi delle precauzioni eccessive

Le linee guida divulgate dal governo in questi giorni sono nient’altro che buon senso per evitare un contagio e sono valide, da sempre, per ogni tipo di influenza. Perché allora è necessario ribadire di lavarsi le mani e addirittura scomodare presentatori televisivi per spiegare come bisogna lavarsele?

Davvero servono delle infografiche per ricordarti che se devi starnutire devi mettere la mano davanti alla bocca?

3: Costringi le persone ad evitare situazioni abituali

Evitare di andare a scuola
Evitare di incontrarsi con altre persone
Evitare convegni
Evitare di andare allo stadio
Evitare di condividere una serata al cinema con un amico
Evitare cene
Evitare di stare seduti troppo vicini a qualcun altro
Evitare di dare la mano o di salutarsi con un bacio sulla guancia

Ogni evitamento è un segnale di pericolo per il nostro cervello, che interpreta un cambiamento di abitudine come l’effetto di un elevato pericolo.
Dobbiamo ricordare che da un punto di vista evoluzionistico il cervello umano è predisposto a vedere più pericoli di quanti ce ne siano effettivamente: è infatti più adatto alla sopravvivenza un organismo che si difende più del necessario di uno che sottovaluta un pericolo.

I primi effetti di questa “epidemia” di paura

Nel piccolo del mio studio di psicoterapia gli effetti di questa epidemia di paura non hanno tardato a manifestarsi:
-Sviluppo di disturbi fobici su tematiche di salute (patofobia)
-Sviluppo di disturbi ossessivo-compulsivi legati soprattutto alla disinfezione delle mani o delle superfici
Al momento questo fenomeno riguarda chi già aveva un disturbo con un meccanismo simile, poiché è necessario almeno qualche mese prima di poter strutturare da zero un disturbo invalidante a base fobica o ossessiva, ma non fatico a credere che tra qualche mese cominceranno a presentarsi in studio i primi casi di disturbi fobici e ossessivi nati proprio sulla scorta di questa epidemia informativa.

Dr Andrea Iengo psicologo psicoterapeuta specializzato in terapia breve strategica – www.panico.help – www.terapiabrevenapoli.it

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Quando l’ansia e la paura sono normali?

Davvero devi avere paura della paura? E l’ansia è sempre patologica?

 

Se soffri di attacchi di panico probabilmente il tuo obiettivo e non avere mai più ansia o paura, ma è davvero possibile?

La risposta è ‘dipende’.

Dipende da cosa intendi per non avere più ansia e paura, entrambe infatti sono estremamente utili per sopravvivere.

Ciò che invece è inutile sono le reazioni di paura e ansia per situazioni che sono del tutto innocue per te.

La specie umana si è evoluta in un contesto in cui il modo più efficace per reagire alla paura era quello di scappare o di attaccare, ed è proprio questo che ti succede quando hai un attacco di panico: il tuo corpo si prepara ad una reazione di attacco – fuga, e per farlo tutti i parametri vitali devono amplificarsi, aumenta il battito cardiaco, la frequenza della respirazione la prontezza dei muscoli e con tutto questo vengono anche dei piccoli effetti collaterali come la sudorazione, il senso di nausea ecc, che, rispetto al salvarsi la vita scappando da un pericolo reale sono decisamente accettabili, ma lo sono meno quando il pericolo non è un leone che vuole far di noi la sua cena, ma magari solo una scadenza da rispettare.

La paura è quindi qualcosa di auspicabile, così come l’ansia: ti aiutano ad evitare dei pericoli e a migliorare le tue performance, finchè restano sotto una certa soglia.

Quello di cui devi liberarti assolutamente sono le reazioni eccessive davanti a situazioni assolutamente innocue.

Se mentre stai guidando in autostrada improvvisamente un’auto che ti precede sbanda e rischi di finirgli contro probabilmente comincerai a sudare freddo, ad avere la tachicardia e un certo senso di nausea e di mancanza di fiato, ma avrai anche una velocissima reazione automatica che ti consentirà di evitare l’incidente, qualcosa di così rapido e immediato (nel senso di non mediato dalla coscienza) che probabilmente ti stupirai della tua reazione, ma te ne stupirai solo dopo averla compiuta ed esserti salvato la vita. Poco ti importerà invece di aver avuto tutte quelle reazioni fisiche spiacevoli che erano semplicemente gli effetti collaterali dovuti alla necessità di reagire al pericolo nel modo più veloce possibile.

Ma sarà possibile reagire in maniera immediata, solo se avrai allenato il tuo corpo ad un certo tipo di reazione, se ad esempio si presentasse la situazione appena raccontata ad un neopatentato è probabile che questi faccia tutto tranne che evitare l’incidente, questo perché non ha una risposta automatica funzionale da produrre in determinate circostanze. È quindi importante anche addestrarsi a fronteggiare le situazioni di pericolo se vuoi essere davvero in grado di sopravvivere. Chi ha paura generalmente evita ogni rapporto con la cosa che lo spaventa, rendendola in questo modo sia più spaventosa a livello mentale (perché più evito qualcosa più comunico al mio cervello che quella cosa è pericolosa) sia da un punto di vista concreto, perché più sono incapace di reagire ad una cosa, meno riuscirò a mettermi in salvo se quella situazione dovesse davvero presentarsi.

È questo il caso ad esempio tipico della paura di guidare: chi ha paura di guidare solitamente oltre alla fobia specifica della situazione ha costruito anche una incapacità personale nella guida, cosa che renderà effettivamente pericoloso per lui il gesto di guidare.

In questi casi l’intervento non può prescindere dall’acquisizione delle competenze necessarie a compiere quel gesto concretamente.

La paura patologica può essere sconfitta e serve molto meno tempo di quello che credi.

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Quando gli attacchi di panico arrivano all’improvviso

Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.

Così disse Martin Luter King jr.

Quando la paura bussa alla tua porta improvvisamente puoi fare due cose: fingere di non essere in casa, restando paralizzato per non farti scoprire, oppure andare ad aprire e vedere chi c’è fuori dalla porta.

Quando gli attacchi di panico arrivano all’improvviso è un po’ come se ci stessimo nascondendo da qualcuno che da un momento all’altro potrebbe venire a trovarci, qualcuno che ci fa paura, che magari vuole farci del male e che quindi temiamo possa scoprirci da un momento all’altro. È proprio questa la sensazione di precarietà che prova chi soffre di attacchi di panico che arrivano all’improvviso: nessun luogo è sicuro, nessun comportamento è utile a scongiurare il rischio di essere colpiti dal panico. La vita di chi ha attacchi di panico improvvisi è sempre sul filo del rasoio, molto spesso gli attacchi sono numericamente pochi e poco frequenti, addirittura possono essere uno o poco più ogni anno, ma questo non fa altro che peggiorare la situazione, il fatto che non ci sia un modo per capire quando arriverà il prossimo attacco ci costringe a vivere in una situazione di perenne attesa di qualcosa che sappiamo che arriverà, ma non sappiamo quando. Un po’ come il personaggio de ‘il deserto dei tartari’ Giovanni Drogo, messo a difesa di un avamposto un tempo luogo di incursioni nemiche ma che ormai da anni non subisce alcun attacco, la perenne attesa è molto più sfiancante di un combattimento vero e proprio.

Una cosa è certa: più ti proteggi dalla paura, più la combatti e più questa aumenta, forse invece di aspettare che siano i tartari ad attaccarlo il sottotenente Drogo sarebbe potuto andare all’attacco, scoprendo magari che ormai dei tartari non c’era più nemmeno l’ombra.

Ti hanno detto che dagli attacchi di panico non si guarisce e che devi imparare a conviverci? Ti do una buona notizia: grazie alle più moderne scoperte della psicologia è possibile guarire dagli attacchi di panico velocemente e senza usare farmaci, così come hanno già fatto decine di migliaia di persone in tutto il mondo.

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Com’è la vita con gli attacchi di panico?

“L’attesa del piacere è essa stessa il piacere” dice Gotthold Ephraim Lessing, chi soffre di attacchi di panico può parafrasare così: “L’attesa della paura è essa stessa paura”.

Chi soffre di attacchi di panico generalmente sta peggio prima degli attacchi che durante gli attacchi stessi. Un attacco di panico normalmente dura pochi minuti, e mediamente chi ha questo disturbo, anche in maniera severa, ne può avere dai 3 ai 6 ogni settimana, questo vuol dire mezz’ora a settimana, al massimo. Chi soffre di attacchi di panico sa però benissimo che il problema non è quel breve momento (che sembra infinito – lo so) ma tutto quello che si fa per evitare gli attacchi di panico, vivendo nella paura costante che si presenteranno nuovamente: ecco la paura della paura.

Per quanto possa sembrare assurdo il problema più grande degli attacchi di panico è proprio quello che si fa per evitare di averne.

In questo caso si parla di disturbo di attacchi di panico e ci sono persone che soffrono di disturbo di attacchi di panico, anche da 30 anni, e che nella loro vita hanno avuto un unico episodio di panico, che ha poi invalidato tutto il resto della loro vita.

In queste circostanze, la persona organizza tutta la propria vita per evitare gli attacchi di panico e la strategia solitamente preferita è quella dell’evitamento delle situazioni che possono causare un attacco di panico, questo succede soprattutto quando gli attacchi di panico sono in qualche modo prevedibili e magari legati a qualche circostanza esterna (come gli attacchi di panico con agorafobia).  In queste circostanze la persona costruisce una specie di area sicura (a volte chiamata comfort zone) che comprende tutti i luoghi dove riesce a svolgere le sue attività normalmente e questo la fa sentire al sicuro, ma il problema è che quest’area anno dopo anno diventa sempre più ristretta finchè non gli rende impossibile svolgere anche le attività più banali, come guidare, prendere un mezzo pubblico o addirittura andare a fare la spesa o uscire di casa.

La vita di chi soffre di attacchi di panico può essere:

  1. Molto limitata
  2. Molto dipendente
  3. Molto faticosa

Nel primo caso, quello in cui prevale l’evitamento delle situazioni che causano la paura, la persona comincia ad evitare tutto ciò che può ragionevolmente evitare, e spesso si affida a delle razionalizzazioni: “non  mi piace viaggiare, mi piace il posto dove vivo” può nascondere la paura di volare, dei treni o di allontanarsi da casa propria, “quel ristorante non mi piace” può nascondere una claustrofobia, “preferisco fare le scale così resto in forma” (anche se ci sono 20 piani di scale da fare) può nascondere la paura di restare chiusi in ascensore, “preferisco andare in auto che è più comodo” può nascondere la paura dei mezzi pubblici, “ non voglio perdere tempo sul lavoro come quelli che fanno la pausa caffè” può nascondere la paura di andare in luoghi affollati come un bar nell’ora di spacco. Purtroppo quello che succede è che ogni evitamento, sebbene in prima istanza faccia sentire la persona più tranquilla, costruisce, giorno dopo giorno, una paura sempre maggiore delle situazioni evitate, si finisce così per ridurre sempre più il proprio raggio di azione fino, nei casi peggiori, a non riuscire più ad uscire di casa. Questo processo è un processo generalmente molto lento, ma bisogna tener presente che chi soffre di ansia chiede aiuto mediamente 28 anni dopo l’esordio del problema… per cui mi capita di avere pazienti fortemente invalidati dal disturbo di attacchi di panico proprio perché hanno dovuto limitare al massimo la propria vita per tantissimi anni, cosa che, oltre ad ingigantire il disturbo, porta dei pesantissimi effetti in tutte le aree della vita, basti pensare alle amicizie, al lavoro, alle relazioni sentimentali, tutto viene inglobato e rovinato dal disturbo da attacchi di panico.

Molto dipendente.

C’è chi per evitare di avere una vita limitata come nel caso precedente decide di affidare la propria vita ad un’altra (o più) persona. Chi sceglie questa via ha una sorta di ‘angelo custode’ che deve essere sempre presente perché possa fare determinate cose. C’è chi non esce di casa se non c’è il suo angelo custode, chi non guida, chi non va a fare la spesa, chi non prende i mezzi pubblici e così via. L’angelo custode di solito è scelto tra le persone più vicine, può essere un genitore, un figlio, un fratello, ma molto più spesso un partner. Si viene a creare così un rapporto di totale dipendenza che in alcuni casi può sfociare in un disturbo di personalità dipendente. Quando ciò accade la vita della persona dipende completamente dagli altri, non si è in grado di programmare nulla, basta il minimo imprevisto per dover abbandonare i propri propositi, nessuna eccezione è possibile. Le relazioni intime del dipendente sono difficilmente soddisfacenti, ma questo è facilmente spiegabile dal fatto che la relazione viene mantenuta perché è l’unico modo per potersi assicurare l’angelo custode ogni volta che serve. A volte il segreto di un matrimonio che dura 30 anni è un disturbo da attacchi di panico.

Molto faticosa.

Infine c’è chi combatte, combatte tutti i giorni e in tutti i momenti contro la sua paura.

Questa è la categoria meno limitata nello svolgimento delle proprie attività, si tratta di quelle persone che magari vediamo in treno intente a farsi i fatti propri, magari muovendosi tra un vagone e l’altro oppure al contrario parlano con chiunque per distrarsi dalle proprie sensazioni, ma in ogni caso affrontano le situazioni che li spaventano. Purtroppo però questa situazione è molto stressante ed incredibilmente faticosa, un combattimento che dura tutto il giorno e quando finalmente sono di nuovo a casa sono completamente distrutti.

Qualsiasi sia la tua ‘categoria’, la tua soluzione dominante (perché possono essere presenti in varia misura più soluzioni contemporaneamente), si può dire che non stai godendo a pieno della tua vita.

Quando si arriva ad un certo punto si può pensare che non ci sia nulla da fare, anche perché sento molti colleghi dire che bisogna imparare a “gestire” gli attacchi di panico, come se fosse una malattia da cui non si può mai guarire e che quindi va accettata così com’è cercando solo di limitare i danni… per fortuna tutto ciò può invece essere risolto completamente grazie alle più recenti scoperte della psicologia sui temi della paura: dagli attacchi di panico si può guarire definitivamente e anche in tempi brevi.

E se pensi che “l’attesa della guarigione è la guarigione stessa” beh… in questo caso temo che resterai deluso.

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Attacchi di panico: quanti ne soffrono?

Attacchi di panico: quanti ne soffrono?

Quanto sono diffusi i disturbi d’ansia? E tra questi quanto sono diffusi i disturbi da panico?

Magari ti starai chiedendo se sei particolarmente ‘sfortunato’ e pensi di soffrire di una patologia rara, vediamo cosa dicono i dati: una ricerca del 2005 di Kessler evidenzia, su un gruppo di 9282 soggetti maggiorenni americani, che il 18,1% di questi hanno sofferto, o soffrono, di un disturbo d’ansia, tra i disturbi d’ansia il più diffuso è quello legato ad una fobia specifica che riguarda l’8,7% della popolazione seguita dalla fobia sociale al 6,8%, dal disturbo da attacchi di panico con il 2,7% e dall’agorafobia senza attacchi di panico allo 0,8% (le diagnosi sono quelle previste nel DSM-IV, che era il manuale di riferimento nel 2005).

 

Se volessimo trasporre questi numeri adattandoli alla realtà italiana vorrebbe dire:

5.200.000 persone che soffrono di una fobia specifica

4.120.000 persone che soffrono di fobia sociale

1.630.000 persone che soffrono di attacchi di panico

480.000 persone che soffrono di agorafobia senza attacchi di panico

Volendo dare una dimensione più comprensibile a questi numeri:

la somma degli abitanti di Roma, di Milano e di Napoli soffrono di una fobia specifica

di fobia sociale soffrono la somma degli abitanti di Roma e Milano

di attacchi di panico soffrono la somma degli abitanti di Napoli e Venezia

di agorafobia senza attacchi di panico soffrono il totale degli abitanti di Genova

 

In totale quasi 11 milioni di persone (una persona su 6) manifesta o ha manifestato un disturbo d’ansia più o meno grave.

Tutto questo causa problemi di diversa entità: dai piccoli evitamenti tipici delle fobie specifiche, che generalmente restano confinati ad una situazione precisa, alla totale rinuncia tipica degli agorafobici che non sono in grado di svolgere una vita normale essendo costretti a farsi accompagnare dappertutto da qualcuno.

Per fortuna dal panico, di qualunque entità, si guarisce.

A volte sento dire che col panico bisogna imparare a convivere, personalmente credo che questo atteggiamento sia sbagliato, dal panico si può guarire, e spesso è possibile guarire anche velocemente.

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Il patibolo del panico: più ti sforzi di uscirne, più peggiori la situazione!

Gli attacchi di panico e, in generale, le problematiche legata all’ansia, funzionano in modo subdolo: più ti sforzi di non pensarci, più cerchi di uscirne, maggiori sono i tuoi sforzi e più il tuo problema aumenta.

Immagina: apri gli occhi e ti trovi di fronte a due bei problemi

  1. sei in bilico su una sedia
  2. hai un cappio attorno al collo
Preferiresti di gran lunga essere con i piedi appoggiati saldamente sul pavimento, invece che su quella sedia sbilenca.

Se soffri di attacchi di panico la tua risposta automatica sarà quella di cercare di risolvere la situazione nell’immediato, partendo dal primo punto, ignorando gli effetti a lungo termine delle tue decisioni.
Cosa succede a chi, con una corda attorno al collo, salta dalla sedia per cercare di poggiare i piedi a terra?
Chi soffre di un disturbo d’ansia raramente riesce a pensare a lungo termine, il suo unico scopo è quello di togliersi da una situazione scomoda il prima possibile e a qualunque costo.
Proprio a causa di questa tendenza a non pensare a lungo termine i disturbi d’ansia sono tanto permanenti: invece di trovare una strategia che consenta di risolvere definitivamente il problema, la persona si lancia nella prima soluzione che trova, restando così sempre con la corda al collo, ma stavolta senza nemmeno una sedia sotto i piedi, bensì penzolando nel vuoto.
Nella situazione sopra descritta probabilmente stai pensando che basterebbe restare sulla sedia, magari mettendoti sulle punte, aumentando temporaneamente la distanza tra te e il pavimento, per allentare il cappio e poter così liberarti e infine scendere, risolvendo il problema definitivamente.
Ebbene se soffri di attacchi di panico vuol dire che, pur di mettere a tacere la tua paura nel tempo più breve possibile, non ti stai dando il tempo di toglierti il cappio dal collo prima di saltar giù dalla sedia.
Analizziamo i comportamenti che, chi soffre di attacchi di panico, mette in atto nel tentativo di risolvere il problema, rendendolo invece sempre più invalidante:

  1. Evitamento
    Chi soffre di attacchi di panico, se questi avvengono in circostanze identificabili, generalmente tende ad evitare queste situazioni, come nella metafora di prima, questo evitamento ti illude di risolvere il problema, ma rende quella situazione sempre più minacciosa, peggiorando di fatto il problema stesso.
  2. Richiesta d’aiuto
    Quando chiedi l’aiuto di qualcuno, perché ti accompagni o perché faccia le cose al posto tuo, da un lato riesci in qualche modo a continuare a far andare avanti la tua vita, dall’altro diventi sempre più schiavo della compagnia di queste persone e il tuo senso di incapacità viene confermato giorno dopo giorno. Anche questo, invece di risolvere il problema, ne crea un altro più grande ancora.
  3. Socializzazione
    Non tutti quelli che soffrono di attacchi di panico amano parlarne, ma chi usa la socializzazione come sistema per controllare la paura è davvero un gran chiacchierone… Se sei una di queste persone ti faccio una domanda: quando parli del tuo problema con i tuoi amici o i tuoi familiari, ti senti davvero compreso da loro nel tuo disagio oppure il loro cercare di rassicurarti fa aumentare ancora di più la tua sensazione di impotenza e di avere qualcosa che non va?
Il primo passo per uscire dagli attacchi di panico è proprio quello di smettere di cercare di saltar giù dalla sedia, almeno finchè non hai tolto il cappio dal tuo collo.

Se desideri approfondire la questione puoi contattarmi cliccando sul collegamento sottostante:

Dr Andrea Iengo psicologo attacchi di panico – Portici – Napoli

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Attacchi di panico: sintomi notturni

Gli attacchi di panico notturni, non sono dissimili dagli altri, se non per il fatto, non trascurabile, da rendere ogni addormentamento un vero e proprio incubo.
Lunghe notti insonni o risvegli traumatici diventano la normalità di chi soffre di attacchi di panico notturni.
Lo studio, il lavoro e la vita in generale diventano molto difficili senza un buon sonno e se hai questo problema non riesci a concederti un sano riposo.
Per compensare la mancanza di sonno durante la notte potresti ricorrere a dei pisolini durante la giornata, ammesso che te lo possa permettere.
La stanchezza diventa cronica, anche l’aspetto fisico comincia a tradirti e tutto sembra rallentato e ovattato.
La mancanza di sonno porta anche al calo della concentrazione, alterazioni dell’umore e tutto questo aumenta il malessere generale.
I sintomi probabilmente li riconoscerai subito:

– Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
– Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
– Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
– Tremori fini o a grandi scosse
– Sudorazione
– Sensazione di soffocamento
– Dolore o fastidio al petto
– Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
– Brividi
– Vampate di calore
– Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
– Nausea o disturbi addominali
– Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
i sintomi non sono sempre tutti presenti, anzi, ogni persona ha dei sintomi specifici, ma raggiungono il loro apice nel giro di 10 minuti e lo stato si esaurisce in breve tempo, lasciando però la persona completamente spossata.

Come ogni Disturbo da Attacchi di Panico anche quando questo si manifesta durante il sonno è comune che chi ne soffre metta in atto una serie di tentate soluzioni per difendersi dal problema, ma, purtroppo, queste non fanno altro che peggiorare il problema ancora di più.

C’è chi per proteggersi dagli attacchi di panico notturni prende dei farmaci per dormire meglio, oppure rimanda sempre di più l’orario di addormentamento, oppure ha qualcosa sul comodino che gli sembra gli dia una mano a superare quei momenti terribili (magari dell’acqua, delle caramelle, peggio ancora dei farmaci o qualcosa del genere), ma col passare del tempo queste soluzioni non fanno altro che farti sentire ancora più schiavo del tuo problema aumentando il tuo senso di incapacità.

Ricorda che se i sintomi che provi sono legati al panico e non ad altro, non sono di per se pericolosi, quindi diminuire le precauzioni che prendi non ti metterà in pericolo, potresti anzi renderti conto che, se invece di combattere il panico, lasci che questo arrivi e se ne vada, la durata degli attacchi si farà sempre più breve.

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Dr Andrea Iengo psicologo attacchi di panico – Portici – Napoli

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fonti:
ipsico.it (ultima consultazione 19/06/2017)

Attacchi di panico: cura senza farmaci

Il trattamento degli attacchi di panico più diffuso è quello di tipo farmacologico, in particolare vengono utilizzate due classi di farmaci: gli antidepressivi e gli ansiolitici. Questi farmaci, a prescindere dalla loro reale efficacia, hanno numerosi effetti collaterali, portando a dipendenza e assuefazione: è necessario aumentare le dosi di farmaco man mano che l’organismo si abitua al principio attivo e se si desidera interromperne l’assunzione bisogna seguire un protocollo ben preciso per evitare che i danni della sospensione siano maggiori dei vantaggi dell’assunzione. 

Probabilmente è per questo che hai deciso di affrontare il problema senza servirti di una terapia farmacologica, ma grazie ad un aiuto psicologico.

Il primo passo per affrontare gli attacchi di panico senza farmaci è quello di non peggiorare la propria situazione.

Sembra assurdo, ma la maggior parte delle cose che stai facendo per superare il tuo disturbo potrebbero in realtà essere delle vere e proprie trappole che ti portano sempre più giù come se per uscire da un pozzo avessi a disposizione solo una pala e la usassi per scavare sotto i tuoi piedi, imprigionandoti sempre di più.

 

 

 

Ma quali sono queste trappole a cui stare attento?

 

EVITAMENTO

l’evitamento è quel meccanismo per il quale, se riesci ad individuare una situazione o una classe di situazioni che scatenano la tua reazione di panico tenderai poi, sistematicamente, ad evitare quelle situazioni.

Questa trappola funziona benissimo nel sedare la tua paura nell’immediato e quindi diventerà, senza nemmeno che te ne rendi conti, un’abitudine e poi un limite. Purtroppo è davvero difficile interrompere questo meccanismo proprio perchè ha funzionato così bene all’inizio del problema.

 

RICHIESTA D’AIUTO

chiedere aiuto è generalmente legato all’evitamento, infatti se la tua vita è ormai limitata dagli evitamenti, è quasi inevitabile che tu sia costretto a chiedere aiuto a chi ti è vicino e questo se da un lato è ormai necessario, dall’altro non fa che confermare la tua incapacità nell’affrontare il problema stesso.

 

Il farmaco in quest’ottica è assimilabile ad una richiesta d’aiuto, e da un punto di vista psicologico non fa altro che peggiorare la tua situazione poichè se riesci a fare qualcosa è perchè il farmaco ha funzionato, se non ci riesci ti disperi ancora di più perchè pensi che per te non funzionino nemmeno i farmaci.

 

Smetti di scavare sotto i tuoi piedi e vedrai che la tua situazione cambierà drasticamente.

 

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Attacchi di panico: la tua vita non è stata più la stessa

La paura è spesso un fatto soggettivo e personale su cui influiscono naturalmente diverse variabili come l’umore, il buio, la notte, l’ignoto e altri ancora. Ma ciò che veramente scatena la paura in modo spesso incontrollabile è la paura stessa, che si autoalimenta in un circolo vizioso che quasi sempre si trova ai confini della realtà. (Ai confini della realtà)

Può arrivare all’improvviso, o essere la tua inseparabile compagna di mille avventure evitate, può arrivare di giorno o di notte, ti lascia a bocca aperta, impietrito, impotente, inerme.

Nella tua vita ormai c’è un “prima” e un “dopo”, qualcosa ha messo la parola fine al capitolo precedente e ti trovi a fare i conti con un nuovo capitolo, dominato da lei: LA PAURA.

I sintomi li riconosci al volo: sudorazione, tachicardia, bocca secca, giramenti di testa, –ecco che arriva… di nuovo… “non ora!”– provi a controllare i sintomi, ma implacabilmente crescono di intensità, la paura si nutre della tua paura e diventa panico.

Invano cerchi le cause, una spiegazione che possa rassicurarti, forse il conforto degli amici, del tuo partner, dei familiari, “non è niente” ti dicono, “è una sciocchezza”, “non c’è niente di cui avere paura” sono le sentenze che ti trafiggono lasciandoti impotente vittima di te stesso.

Eppure prima eri felice, stavi bene, –perchè proprio a me?– ti domandi quando la paura ti lascia il tempo per farti delle domande.

Forse sei arrivato qui cercando di scoprire le cause dei tuoi attacchi di panico, oppure stai cercando di capire cosa fare per risolverli, per trovare una cura, una soluzione al tuo problema di attacchi di panico.

Forse il tuo disturbo da attacchi di panico è ancora all’inizio, oppure ha già invaso tutta la tua vita, magari ora eviti solo determinate circostanze, ascensori, treni, autobus… oppure già non riesci ad uscire di casa da solo, devi essere accompagnato anche per le più semplici commissioni, chiedi aiuto, prendi precauzioni, eviti: sei schiavo della paura.

Se sei qui è perchè hai deciso di affrontare questo problema. La paura proprio adesso si farà sentire, cercherà di impedirti di fare qualcosa per liberarti finalmente di lei, riuscirai a essere più forte?

Dr Andrea Iengo psicologo attacchi di panico – Portici – Napoli

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Attacchi di panico cura senza farmaci: le trappole in cui ti stai infilando

Se sei su questa pagina probabilmente hai sofferto o stai soffrendo di attacchi di panico, oppure ne soffre o ne ha sofferto un tuo caro e vorresti saperne di più o trovare una soluzione a questo problema.

 

Innanzitutto c’è da dire che la diagnosi di attacchi di panico è a volte abusata, possono esserci delle patologie che ricalcano sintomatologicamente gli attacchi di panico, ma che non rientrano nel quadro dei sintomi fisici degli attacchi di panico.

Definiamo quindi quali sono, secondo il DSM-5 i criteri per i quali si può parlare di attacchi di panico:

Un attacco di panico si presenta come un periodo preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti:

  • palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia
  • sudorazione
  • tremori fini o a grandi scosse
  • dispnea o sensazione di soffocamento
  • sensazione di asfissia (mancanza d’aria)
  • dolore o fastidio al petto
  • nausea o disturbi addominali
  • sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi)
  • paura di perdere il controllo o di impazzire
  • paura di morire
  • parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
  • brividi o vampate di calore.

L’attacco di panico è fulminante, dura un attimo, e lascia devastati.

Ora dovrebbe esserti più facile capire se nel tuo caso specifico si sta parlando di attacchi di panico o meno.

Molte persone nella propria vita possono aver sperimentato un attacco di panico isolato, ma, se tu sei qui probabilmente hai avuto più di un attacco di panico, oppure la tua vita è condizionata dal non riuscire più a fare delle cose per paura di poterne avere ancora.

In questo caso di parla di disturbo da panico. Per la diagnosi di disturbo di panico devono essere presenti entrambi i seguenti criteri diagnostici:

  • Attacchi di panico (vedi sopra) inaspettati ricorrenti
  • Almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi:
  • preoccupazione persistente di avere altri attacchi
  • preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”)
  • significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi

Andando ancora più nello specifico possono esistere delle situazioni in cui l’attacco di panico c’è stato una sola volta molti anni fa e allo stato attuale la sensazione di paura non c’è più perché sei diventato bravissimo ad evitare tutte le situazioni che potrebbero scatenarla.

Tutto questo rende molto difficile lo svolgimento della vita quotidiana, impedendo lo svolgimento delle attività più basilari: chi soffre di attacchi di panico o di un disturbo da panico, potrebbe non essere in grado di guidare, di uscire da solo, di prendere mezzi pubblici, di volare, di stare da solo in casa, di trovarsi in luoghi chiusi o al contrario in luoghi aperti, probabilmente anche tu ti sarai riconosciuto in una di queste categorie e ti starai chiedendo quali sono le cause che hanno scatenato questo problema, ma soprattutto cosa fare per superare gli attacchi di panico in modo naturale e senza farmaci.

La vita di chi vive un disturbo da attacchi di panico è costellata da fallimenti continui, non è raro un senso di vergogna nei confronti di chi è vicino perché non si è in grado di fare delle cose che per gli altri sono assolutamente banali. Immagina di non poter essere vicino ai tuoi cari nei momenti più belli della loro vita, come la laurea o il matrimonio di un figlio, la nascita di un figlio o di un nipote, non poter dare ai tuoi cari o al tuo partner le vacanze che tanto sognano e che se non fosse per il tuo problema potrebbero godersi pienamente.

La ricerca delle cause del problema nel tuo passato solo raramente può portarti ad una soluzione, molti dei miei pazienti arrivano da me dicendo di essere ormai perfettamente consapevoli del motivo per cui hanno cominciato ad avere attacchi di panico grazie alla consulenza di altri psicologi, ma questa consapevolezza è per loro del tutto inutile per risolvere il problema. È per questo che raramente indago le cause remote degli attacchi di panico.

Quello su cui lavoro è ciò che accade in questo momento specifico della tua vita quando cerchi di fronteggiare un attacco di panico, è possibile infatti che ci siano tutta una serie di cose che eviti, oppure che tu controlli continuamente le tue sensazioni, il respiro, il battito cardiaco… oppure che tu abbia un ‘salvagente’ cui aggrapparti nel momento del bisogno, una persona che conosce tutto di te e che ti aiuta a superare il momento della crisi, oppure una o più persone che ormai si sono rassegnate ad essere al tuo completo servizio per qualsiasi cosa si tratti di fare, dall’accompagnarti in auto a fare la spesa perché hai paura di guidare al fare le commissioni al posto tuo che ormai non esci più di casa, oppure per fare quelle cose che proprio non riesci più a fare tanta è la paura che ti attanaglia.

Forse hai già provato a prendere dei farmaci, che magari all’inizio hanno avuto anche un certo effetto, ma poi hanno smesso di funzionare, oppure hai scelto di non prenderne, è possibile che ti sia già rivolto ad un altro psicologo, ma senza avere i risultati sperati, oppure questa è la prima volta che prendi il telefono per contattarmi uno.

Ma come puoi risolvere in maniera naturale e senza farmaci gli attacchi di panico?

Il primo passo che puoi fare, fin da subito, è evitare di peggiorare la tua situazione.
Ti indicherò quindi quello che probabilmente stai facendo, pensando che sia una buona idea, e che invece peggiora il circolo del panico.

EVITARE

EVITARE: evitare di guidare, di fare le cose da solo, di volare, di andare in luoghi troppo angusti, di andare all’aperto, di prendere l’ascensore, il treno, la metropolitana… evitare è una strategia che ti fa sentire al sicuro, ma che contribuisce a creare la prigione nella quale ti sei rinchiuso e, come in un film horror, la cella giorno dopo giorno diventa sempre più piccola. L’unica cosa che dovresti evitare in questo momento è evitare di zittire quella voce che ti dice “prendi il telefono, chiama e vai da uno psicologo”.

CHIEDERE AIUTO

CHIEDERE AIUTO: non so se sia il tuo caso specifico o meno, ma molte persone nella tua situazione chiedono costantemente aiuto agli altri, aiuto nello svolgimento delle cose più semplici, un aiuto che come una droga ti indebolisce giorno dopo giorno rendendoti sempre più dipendente da esso, tanto che cominci a pensare che ti faccia addirittura bene, nulla di più sbagliato. Se sei dipendente dall’aiuto degli altri non fai altro che confermare a te stesso e agli altri la verità che cerchi di nascondere: non sei in grado di affrontare la tua situazione da solo. L’unico aiuto che fai bene a cercare è l’aiuto di uno specialista del tuo problema che, con le giuste manovre, è in grado di aiutarti a risolvere il tuo disturbo da attacchi di panico rapidamente e senza farmaci.

PARLARE DEL PROBLEMA

PARLARE DEL PROBLEMA: anche in questo caso non so se sia o meno il tuo caso, c’è chi nasconde il proprio problema e chi ne parla fin troppo, se sei in questa seconda categoria magari pensi che aprirti con gli altri faccia bene e che parlando si risolve e si può affrontare tutto, così facendo la tua situazione è sulla bocca di tutti, tutti ti chiedono come stai e tutti ti assicurano che è un problema da niente, certo, loro provano a consolarti, ma tu così ti senti ancora più incapace.
Se stai mettendo in atto le tre strategie che ho appena elencato è come se fossi ingabbiato in una cella che diventa ogni giorno più stretta, senza essere in grado di affrontare questa situazione e sentendoti incapace e impotente di fronte a tutto questo.
La via d’uscita da questa gabbia esiste, non è istantanea e richiede impegno, ma se sei davvero motivato a risolvere questo problema puoi riuscirci così come ci sono riuscite tantissime persone prima di te, che scavando con un po’ di impegno sono riuscite in meno di 10 incontri ad evadere dalla prigione che si erano costruite da sole.

Se vuoi saperne di più contattami, se invece conosci qualcuno che secondo te potrebbe avere un disturbo da attacchi di panico fagli leggere questo articolo, potresti aiutarlo a liberarsi dal suo temibile carceriere.

Dr Andrea Iengo psicologo attacchi di panico – Portici – Napoli

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Come riconoscere un attacco di panico da qualcos’altro? La durata.

La diagnosi di attacchi di panico viene spesso data frettolosamente al posto di altri disturbi, è sempre più diffusa l’autodiagnosi via internet e i relativi rischi di cattiva diagnosi, inutile dirlo, aumentano. Un elemento distintivo dell’attacco di panico (che è diverso dal disturbo da attacchi di panico) è la durata dell’episodio stesso: un attacco di panico dura mediamente 5 minuti. Se hai delle crisi che durano mezz’ora, un’ora o anche di più non si tratta di crisi di panico.

American Psychiatric Association. (1996). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV). Editore Masson.

Dr Andrea Iengo psicologo attacchi di panico – Portici – Napoli

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